Amici+
Amicizia senza confini - di Martino petrella
L'amicizia è un valore universale.
Non possiamo arrivare noi su un foglio (neanche un vero foglio, un foglio nel computer) e spiegarvela. Ci abbiamo provato su dei fogli di carta nel primo numero di Profondissima, raccontando le sue misteriose origini, ma anche in quel caso abbiamo fallito. Ciò nonostante, per chi non fosse ferrato sull'argomento forniremo in breve qualche delucidazione sul tema. L'amicizia si manifesta spesso tramite la comparsa di tramonti, che induce i presenti a mettersi controluce alzando braccia e/o gambe per celebrare la loro unione.
L'amicizia si manifesta spesso tramite la comparsa di tramonti, che induce i presenti a mettersi controluce alzando braccia e/o gambe per celebrare la loro unione.
Amici che si dilettano con il tipico gioco dello "schiacciamano"
Variante più complessa e pericolosa dello "schiacciamano"
Ora anche ai meno esperti dovrebbe essere chiaro il concetto. L'amicizia è uno dei pilastri sui quali si basa l'interazione e la connessione tra le persone. Ma a volte il fenomeno si manifesta anche quando la persona è una sola. In assenza di altre o essendo le altre ostili o semplicemente poco stimolanti un individuo può trovare conforto nella propria mente, nella quale nascono figure che quel tale individuo può cominciare a chiamare amici.
James Stewart e il suo amico per la pelle Harvey
Questi amici possono essere consiglieri, compagni di avventure, confidenti e a volte anche antagonisti, a seconda di quale parte di noi li ha generati. Nei film spesso questi personaggi prendono vita, e nella maggior parte dei casi il loro scopo è far dire al protagonista frasi come "giuro che un secondo fa era lì!" mettendoli in situazioni a dir poco sconvenienti. Ma al di fuori di storie per famiglie o bizzarrie assortite quello degli amici immaginari è un fenomeno molto più ordinario di quanto si creda.
Parliamo sempre del "problema" focalizzandoci sui creatori e detentori di tali figure, ma mai nessuno che interpella i diretti interessati. Anche loro avranno qualcosa da dire, no? Noi oggi siamo qui per questo.
Joseph Pellin, creatore di “Don’t hug me I’m scared”,insieme a Becky Sloan.
MI FACCIO DA PARTE di Mariagiulia Pedrotti
Il Signor Biscotto è un mio grande compagno di avventure, con lui ho condiviso tanti momenti di tristezza, euforia e instabilità emotiva.
Ho deciso di far parlare lui perché in questo periodo ho notato quanto gli oggetti, se scavi bene a fondo, abbiano qualcosa da dire. Soprattutto se hanno degli occhi e una bocca! Spesso il mio modo di raccontare e di disegnare mi disgusta.
Il mio amico immaginario invece fa quello che io vorrei nascondere.
Parla, scrive e disegna, proprio come me, ma a differenza mia lui non si preoccupa del giudizio degli altri.
Non fa preferenze, di nessun tipo.
Mi piace pensare che un giorno anche io potrò risparmiarmi tutta la preoccupazione e ansia che metto in quello che faccio.
Lascio qui delle mie tavole a fumetti e un messaggio che mi ha scritto il Signor Biscotto, dovete sapere che lui è un burlone e gli piace parlare usando i proverbi (che tipo!).
Niente di speciale di Signor Biscotto
Mentre aspetto che la torta sia pronta, scrivo di quello che vedo e di quello che sento.
In questo momento mi trovo nella cucina della casa dei miei amici, loro sono membri di una cosa chiamata Profondissima ma non ho ancora capito bene che cosa sia, sembrano un po’ tutti dei matti...
"Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, fallo insieme a qualcuno” ho detto a uno di loro.
Sono seduto su una sedia troppo scomoda per la mia schiena di lana, le mie gambe non arrivano a terra e le mie braccia morbide con fatica riescono a schiacciare questi grandi tasti.
"Un problema è una distanza, una discrepanza tra la situazione presente e una situazione ideale desiderata” continuo a ripetermi.
Fa freddo ma le mie ascelle sudano, di solito quando sudo so di caramello e cannella, anche se la cannella non mi piace.
Mi fa veramente venire il voltastomaco la cannella.
Non è possibile che tutti associno questo orribile odore al natale, che è pure il giorno del mio compleanno tra l’altro.
SI, ESATTO, AVETE CAPITO BENE: LO STESSO GIORNO DI GESU’.
"Il maestro ti apre la porta, ma a entrare sei tu” disse mia nonna quando nacqui
(la signora Bucaneve).
Ho deciso che preparerò un’altra bella torta, fatta con amore.
Sento che spesso nell’aria manca un po’ di bontà e invece secondo me sarà l’unica cosa a salvarci. "Non si possono gestire troppe cose insieme: come le zucche nell'acqua una sale a galla mentre tu stai cercando di tenere sott'acqua l’altra" mi diceva sempre mio padre (il signor Krumiri).
Fuori dalla finestra ci sono dei cagnolini che giocano, uno è marrone e l’altro è grigio. Incredibile quanto sembrino degli umani, non tanto per le espressioni (anche se è chiaro che siano in grado di sorridere), ma più per i comportamenti.
Adesso uno dei due, quello marrone, si è sdraiato a terra, si vede che è stufo di correre. Guarda quello grigio che invece è ancora attivo, sembra contento di essere suo amico. Fiero di vederlo zampettare qua e la.
Farò anche dei muffin a forma di cagnolino!!!
La mia amica ha bisogno di qualcuno che le faccia dei dessert;
Non me l’ha mai detto direttamente però mi parla di tante cose, mentre invece, tempo fa, nemmeno mi guardava.
Forse dovrei essere preoccupato, forse va bene cosi. Sono contento di esserle amico. Io la guardo spesso, non mi ha mai proposto di giocare con lei.
In qualche modo c’è una sana distanza tra di noi e apprezzo molto questo nostro rapporto.
“Non bisogna mai giocare con chi propone il gioco” dice sempre mio fratello, Mr.Canestrello.
10 persone che non esistono - Martino Petrella
Tornando a casa mi sono ritrovato a pensare... a cosa? A niente, siamo sinceri! Dobbiamo sempre pensare a qualcosa, fermarsi a riflettere e analizzare una pletora di annose questioni dell'esistenza. Ma perché? Posso anche passare lunghi momenti privi di pressanti interrogativi o grattacapi filosofici, non credete? Va bene che cogito ergo sum, ma se qualche volta non cogito sempre qui rimango.
Insomma, sono qui a casa e non voglio pensare a niente. In realtà non si può proprio non pensare a niente, è impossibile sgomberare la mente da ogni piccolo guizzo o immagine residua di esperienze passate e future. Semplicemente mi rifiuto di imbarcarmi in cavalcate mentali atte a stanare chissà quale creatura dal mio inconscio.
Anche perché nel mio inconscio albergano svariate creature che non sento il bisogno di sfrattare. Non ho passato un attimo senza che una o più di esse mi facessero compagnia. Anche quando nessuno si degnava di alzare la cornetta o il fondoschiena per sapere come stavo loro c'erano.
È anche difficile ricordarsi di tutti i personaggi che hanno popolato la mia testa, alcuni sono restati per un attimo e poi sono spariti per sempre, altri hanno stazionato per anni, alcuni restano anche ora che sto scrivendo queste righe. Qualcuno ha provocato danni irreparabili, ma ci sono anche esempi virtuosi. Ve ne elencherò dieci, anche se mi tocca sforzare la mente. Ma stavolta sarà un po' come sfogliare un album di foto di famiglia.
GIGOMBO È un signore molto magro e alto, indossa sempre un cappotto marrone scuro che gli arriva fino alle ginocchia. Lo conobbi da piccolo. Avevo quattro anni e i miei genitori mi avevano messo in punizione per aver dato fuoco ai capelli di zia Carla. Mentre ero in camera lui apparve e mi diede un assegno dicendomi di andarlo a riscuotere nel 2033. Cominciammo a parlare e lui mi rivelò di essere stato mandato da me per tirarmi su il morale da un'associazione di nome "Rico Minciamo e figli". Mi insegnò a giocare a briscola con le mie carte da Yu-Gi-Oh e giocammo per ore.
LUCA BARABBA Feci la sua conoscenza ai tempi dell'università. Ero in biblioteca e comparve da sotto il tavolo. Era vestito con una camicia floreale a maniche lunghe e aveva con sé una valigetta piuttosto malconcia dalla quale spuntavano alcuni fogli. Sembrava avere circa una quarantina d'anni. Mi disse che quello che stavo studiando era inutile e iniziò a parlarmi dei Grigi, una tipologia di alieni a lui molto cara. Mi aveva convinto, il giorno seguente abbandonai gli studi. Lui riapparve per congratularsi con me. A volte ricompare per un caffè e qualche chiacchiera sull'esoterismo.
ROBERTONA Una signora molto corpulenta e all'apparenza minacciosa, ma in verità gentile e sensibile. Va e viene, mi racconta sempre barzellette divertentissime che solo a ripensarci mi viene da ridere.
BOLLO Il Maestro delle bolle, con lui il sapone vive di vita propria. Lo conobbi in Portogallo, arrivò tramite un'emicrania lancinante mentre ero in giro per Lisbona. Abbiamo parlato di tutti i tipi di bolle e le tecniche segrete per produrle. Riesco a incontrarlo soltanto quando mi trovo in Portogallo, infatti una volta all'anno ci torno perché mi sta estremamente simpatico.
LIMONA Anche se il nome potrebbe suggerirlo non ci ho mai limonato. Ma è l'unica donna che abbia mai amato. Potrei descriverla ma preferisco tenermela per me.
FYSKIJ Dice di essere bielorusso ma io non ho mai sentito di un bielorusso con un nome del genere. Apparve per la prima volta quando avevo quindici anni. Cercò in tutti i modi di vendermi un set di coltelli e fu colpito dal mio rifiuto. Dopodiché divenne amichevole e cominciò a raccontarmi dei suoi trascorsi malavitosi e del rumore che fa la gente quando muore. Ci parlo spesso anche adesso, è la persona adatta se mi servono consigli su come ottenere denaro in fretta. Dice che se troverò la persona giusta potrò sentire anche io il rumore di qualcuno che esala l'ultimo respiro.
GINEVRA BEHRINGER La conosco da circa un mese. Aspetto curatissimo e impeccabile. A volte la scambio per una hostess, poi mi rendo conto che sarebbe assurdo che una hostess comparisse dal nulla in casa mia. Con lei ritrovo l'ordine perduto, inoltre è bravissima con le scartoffie e la burocrazia. Mi ha aiutato a pagare il bollo (non quello di Lisbona).
ELVIS PRESLEY Da non confondere con il cantante, è solo una coincidenza. È piuttosto basso e paffuto e indossa sempre magliette di luoghi esotici. Mi si presentò a metà di un volo per l'Argentina, dove mi stavo recando da solo. Facemmo amicizia e passai tutta la mia vacanza con lui. È stato il miglior viaggio della mia vita. Vorrei solo avere qualche foto con lui, non l'ho mai più rivisto.
PAMPHLETTO È la persona più buona e generosa che abbia mai conosciuto. Stavo passando un periodo molto buio e lui mi salvò dall'abisso. Mi prese la mano e mi riportò piano piano verso la luce senza chiedere nulla in cambio. Non passa giorno in cui non penso a lui, ringraziandolo per ciò che ha fatto. Mi sento però terribilmente in colpa per desiderare sua moglie Limona, ma è più forte di me.
Mio fratello LUIGI Con me da sempre, è il pilastro sul quale si basa la mia vita. So di poter sempre contare su di lui per un consiglio, una risata o una spalla su cui piangere. Ne abbiamo passate così tante insieme che raccontarle non avrebbe senso. Dovrei scrivere un libro su tutto ciò che abbiamo vissuto l'uno al fianco dell'altro. So tutto di lui, tranne il rumore che fa quando muore.
Clara di Matteo Verrocchi
MAX ERNST E LOPLOPQuesta esigenza di dover raccontare ossessivamente di un personaggio inventato può nascere principalmente da un bisogno interiore.
Ci piace identificarci in un modo alternativo, dando a noi stessi delle figure diverse e fantasticando su forme e figure che potremmo assumere.In questo caso non si parla più di amici immaginari, bensì di alter-ego.
In questa modalità lavorava il pittore dada-surrealista Max Ernst (1891-1976)
con il suo personaggio Loplop.
Ernst rappresentava Loplop sotto forma di uccello, simboleggiando la libertà di agire e l’anticonformismo che l’artista stesso avrebbe voluto avere.
Anche il nome stesso rievoca l’onomatopea dello sbattere delle ali di un uccello in volo. Lo inserisce nella maggior parte delle sue opere pittoriche e non, anche nascosto.Anche se sempre riconoscibile in quanto volatile, Ernst non lo disegna mai nello stesso modo.Una delle sue raccolte più importanti di collage di incisioni, diventata poi uno dei masterpiece nella storia della narrazione per immagini, è il romanzo ‘Una settimana di bontà’.
Opera nella quale Loplop assume anche il ruolo di narratore e commentatore del racconto.Ernst si presenta come espositore intermediario di se stesso, indicando il suo rifiuto personale, estetico e politico della propria padronanza individuale.
Mannaggia il topolino e lo straccio bagnato di Pietro MacciottaFin da bambina Arianna diceva a mamma e papà di vedere a volte una strana luce. Allarmati da tali dichiarazioni, che non accennano a cessare, i due decidono di portarla da un oculista. “Qualcuno di voi è affetto da astigmatismo?” Chiede il medico. “Beh... in effetti io si” risponde un pò scossa la mamma.
L’oculista decide allora di prescrivere ad Arianna dei bellissimi occhiali.Arianna ha 13 anni quando un giorno, subito dopo una luce improvvisa, vede tendersi una mano. Una mano grande. Arianna corre dalla nonna, era da lei in quel momento e durante la partita del Napoli e le confida “Nonna, nonna! Ho visto la luce e una mano ha provato a prendermi!” Gol del Napoli. La nonna è commossa, “finalmente dopo tutte le preghiere che ho fatto qualcuno l’ha vista...” “ha visto cosa nonna?” “la mano di dio”.
A 22 anni Arianna si rinchiude in un convento di suore di clausura, al Monastero Cottolenghino. Sua mamma e suo papà sono contrari, ma la nonna è serena e decide di accompagnarla personalmente. “Sono così contenta Ari per questa tua scelta, ma dimmi... l’hai visto ancora?” “Si Nonna, lo vedo quasi tutti i giorni, la luce invece solo ogni tanto.” La nonna sta guidando orgogliosa quando Arianna le urla di fermarsi. “NONNA NONNA!!! E’ LI’ IN MEZZO ALLA STRADA” La nonna nota una luce, ma fermando bruscamente la macchina crea un blocco stradale dando origine a uno dei più grandi tamponamenti a catena mai visti nella zona, finendo per essere tamponata a sua volta ferendosi gravemente.La nonna viene portata all'ospedale e operata d'urgenza, ma rimane in condizioni critiche, e poco dopo lascerà per sempre la nipote, che riprendendosi dal trauma aumenta le sue visioni in maniera ancora più frequente.
Arianna diventa amica della dottoressa, le confida ciò che vede, cosa diceva sua nonna e qual è il suo sogno ricorrente, nel quale ogni notte in una lunga processione di suore l’unica a vedere la luce è lei. La dottoressa decide così di avviare lunghe analisi psicologiche neurologiche e oculistiche.
Arianna ammette anche che le neo-amiche suore, dopo esserla andata a trovare, credevano fosse impossibile che qualcuno potesse vedere così chiaramente segni divini. “Beh...” mormora la dottoressa.
Dopo svariato tempo arrivano finalmente gli esiti di Arianna. “Pronto, salve sono la dottoressa L.O. Sono in reparto con Arianna, lei è la mamma?... bene si, tutto bene, ci sono cose che deve sapere riguardo sua figlia. Cose serie. Arianna soffre di una forma anomala di cataratta e poi pensiamo che non sia un bel segnale che continui a vedere questo strano uomo barbuto. Insomma lei voleva farsi suora ma pensiamo sia affetta da schizofrenia”. Dopo qualche momento di silenzio si sente un colpo dal telefono. Si sentono delle voci che confabulano e poi una voce risponde “Mannaggia ‘o suricillo e pezza ‘nfosa! Ma quello è Maradona?”
Letteralmente traducibile in "mannaggia il topolino e lo straccio bagnato". Un'espressione che è più un'imprecazione.
I Gibanini e il grande fuocoIn occasione della Bologna Children’s Book Fair, esce il primo libro della collana Kind di Sigaretten: I Gibanini e il grande fuoco di Rebecca Valente.
Questo libro nasce a stretto contatto con la natura, nell’orto botanico di Bologna.Quello dei Gibanini è un popolo inventato da Rebecca, nato dalla sua esigenza di affezionarsi a dei personaggi, di voler bene a un gruppo di figure che a un certo punto potessero essere vivi al di fuori di se stessa.
L’autrice racconta che i Gibanini, chiamati così in ricordo di un errore linguistico infantile, hanno una missione: accogliere il grande fuoco, ovvero il giorno del solstizio d’estate, per celebrare la luce.Rebecca ha regalato la vita a delle figure vegetali in un volume ibrido, una via di mezzo tra albo illustrato e fumetto, alternando tra lo stile in linea chiara e quello pittorico. Le sue tavole originali sono in mostra dal 25/02 al 11/03 allo Spazio Lavì (via Sant’Apollonia 19/A, BO), in collaborazione con Crookie , un gruppo di ragazze che fanno lavori a maglia e uncinetto.
Altro evento da non perdere è l’incontro-dialogo che ci sarà il tra Rebecca Valente e Felix Bork, alla Galleria Squadro (via Nazario Sauro 27), in occasione dell’inaugurazione della mostra dell’artista tedesco che rimarrà aperta da 08/03 al 25/03.
ci vediamo lì, a presto!
EXTRA
Don’t hug me I’m scared (ep 1, ma su YouTube puoi vedere anche tutti gli altri episodi della prima stagione)