Presentarsi agli Extraterrestri
Siamo sempre più presenti al di fuori del nostro pianeta.
Forse sempre meno sul nostro? Probabile.
In media, ogni 3-4 giorni spariamo qualcosa o qualcuno nello spazio.
Sulla luna di Saturno (pianeta preferito dei bambini a cui ora fa concorrenza anche Nettuno), è stato trovato il fosforo, l’ultimo ingrediente che ci serviva per dire “Ok, qui per la vita, c’è tutto!”… manca solo la vita!
Su Marte abbiamo capito che c’è stata.
In ogni caso sono decenni che ci prepariamo al fatidico incontro con altre forme di vita, attraverso libri, film, giochi, videogiochi, ecc.ecc… e non è certo oggi il giorno in cui smetteremo di pensarci.
Alle elementari me lo hanno presentato come un gioco, e ogni volta che mi è stato riproposto mi è sembrato sempre più una cosa seria.
Con quale oggetto rappresenteresti l’umanità di fronte a degli extraterrestri che potrebbero non comprendere la tua lingua o i tuoi gesti?
Ormai so per certo che non è solo un gioco, che molti governi ci hanno pensato. E anche molti privati. Tanti di questi non hanno saputo aspettare di incontrarsi e hanno voluto lanciare la loro bottiglia nell’oceano. Infatti è molto probabile che, se saranno gli extraterrestri a venirci incontro, troveranno, prima di trovare noi, la nostra mondezza spaziale e tutti questi tentativi bizzarri di farsi notare.
Alcune cose sono tornate indietro, o hanno fatto solamente un giretto.
Libri da lanciare nello spazio:
Gabriella Giandelli/ Aspettami a casa/ Sigaretten Edizioni Grafiche/21
“Aspettami a casa” si prende il lusso di non utilizzare un testo, la parola, di non raccontare nulla, non nel modo canonico. Ilaria Tontardini, introducendo il libro sottolinea il pregio di Gabriella Giandelli. Il suo avere uno sguardo animalesco. Diverso dal nostro, pone l’accento su cose quotidiane, poco osservate, dimenticate. Sotto la panca!
Parlo di lusso perché sfogliando questo libro, privo di parole, mi accorgo che è un lusso avere tempo di perdersi in queste immagini.
E perché il vero modo di leggere un libro del genere probabilmente è scrutare l’immagine a lungo, come in un museo, ma poi alzare la testa e guardare la stanza in cui stiamo leggendo, e lasciandoci andare, cercare di guardare e riguardare quelle cose che ci sono sfuggite.
Il libro perciò non rimane qualcosa di esclusivo, anzi, diviene fin da subito una lente di ingrandimento, uno strumento antico di quelli che non si usano più, un cavallo anziché una macchina, una carrozza e non un treno.
Leggere e guardare un libro, delle immagini, per rileggere il mondo.
Un po’ come fa Christo con i Wrapped, Giandelli rinfresca e risveglia lo sguardo sulla realtà, attraverso un disegno di una realtà a volte più magica, a volte più amara. Ci racconta con la stessa delicatezza il privato di una casa, un bacio dato per strada, e questioni sociali e politiche, come se appartenessero tutte quante alla stessa sfera interiore, dove ci sono solo le cose che ci appartengono davvero.
Qui sopra l’invito per la mostra a Modena con i disegni da “Aspettami a casa”.
Qui se vuoi comprare il libro sull’internet.
Morandi, Pittore/ Una certa luce saturnina/ Carlo Zucchini/ Corraini
Carlo Zucchini è nato nel 1932 e poco più che ventenne, conosce Giorgio Morandi e ne frequenta la famiglia fino alla scomparsa dell'ultima sorella, Maria Teresa, che lo designa quale garante della donazione Morandi presso il Comune di Bologna. Opera per diversi anni all'interno del comitato per l'autenticazione delle opere di Morandi. Oggi si dedica alla valorizzazione della figura dell'artista.
Con questo libro riesce a consacrare l’opera di Morandi e a convincere i più scettici e distaccati dalla sua ricerca artistica. Siccome manterrei le opere dell’artista il più possibile vicino a noi, lancerei una copia di questo libro nello spazio, sperando che qualche extraterrestre sappia l’italiano. A proposito di gesti inutili, Zucchini ci racconta proprio che l’intera vita artistica di Morandi è dedicata alla ricerca di qualcosa di effimero.
Una certa luce saturnina. Morandi aspettava giorni interi per dipingere la luce giusta, e se non aveva concluso aspettava il giorno dopo che tornasse. Segnava su un foglio o sul tavolo la posizione precisa degli oggetti. Provava quanto i colori cambiassero nel tempo, in maniera da garantire, il più possibile, che chi si fosse interfacciato con la sua opera, avesse di fronte gli stessi colori, la stessa luce. Gli annoiati dalla sua opera dicono, direbbero, diranno sempre: “Ha fatto la stessa cosa tutta la vita!”. Che è la stessa frase che dicono, direbbero, diranno sempre gli entusiasti del suo lavoro.
Questa perseveranza nel tentare di scorgere l’effimero dovrebbe essere nella lista delle 10 cose più umane.
LISTA DELLE 10 COSE PIÙ UMANE
di Martino Petrella
Ogni giorno sul pianeta Terra tre persone circa smarriscono uno pneumatico. Almeno credo. Date le innumerevoli e tortuose combinazioni di eventi che la totalità degli umani vive quotidianamente non vedo così improbabile la veridicità di una statistica del genere. Ma io non sono uno statistico. La stasi non mi appartiene. Preferisco affrontare gli eventi in movimento, così è più facile schivarli se li ritengo troppo intensi. O troppo poco.
Essere in movimento aiuta anche a notare ciò che stando fermi è impossibile vedere. Tornare in un posto dove si è stati tempo prima e concentrarsi a individuare tutti i piccoli cambiamenti rispetto alla volta precedente. Accorgersi che una strada è più corta di quanto si credeva. Passare in rassegna uno per uno tutti i luoghi del quotidiano, o se al di fuori dal quotidiano scoprirne mano a mano di inediti. Rendersi conto che l'attesa meno il movimento è uguale all'adesso. E adesso mi accorgo che in tutto questo tempo anti-statico le cose hanno preso un'altra forma. Mi sento perso. Perché ho iniziato a muovermi? Questo sembra proprio essere uno di quegli eventi troppo intensi che mi impegnavo a schivare. Ma stavolta non mi sono accorto del suo arrivo e ora è troppo tardi.
Tornare indietro non si può. Ormai la frittata è fatta. Non mi posso fermare adesso però. Ho un'idea. Mi giro dall'altra parte e torno indietro, piano piano, senza fretta. Mi metto a dare di nuovo forma alle cose. E dirò di più, nel tornare al punto di partenza raccoglierò le 10 cose che più di tutte racchiudono in sé la vera essenza dell'umanità. È uno sporco lavoro ma mi pare una buona idea.
LE 10 COSE PIÙ UMANE
Sono tornato. Non avete idea di quanto ci abbia messo. A dir la verità non ce l'ho neanche io. Non so se è un buon segno. Penso di aver ritrovato una forma per le cose. Credo. Spero. Ho anche raccolto le 10 cose più umane, forse sono quelle giuste, ci ho pensato tanto, mi auguro di averle scelte bene. Spero anche che tutti abbiano ritrovato i loro pneumatici.
1. Le gomme da masticare gettate nel parco che si incollano ai fili d'erba
2. Un paio di occhiali (non so ancora bene quale)
3. L'insieme di lucine che si vedono di notte dall'alto di un aeroplano
4. Di conseguenza, l'aeroplano
5. Una mezza verità
6. Le foto di quando siamo piccoli (quelle di quando siamo grandi no)
7. La sconfinata idiozia
8. I cartelli nei boschi che indicano che tipo di albero hai di fronte
9. Il pomeriggio
10. Tutte le cose che pensiamo di non avere ma che invece ci sono
Cannibalismo in piazza
di Patrick Platolino
La Coperta
di Mariagiulia Pedrotti
Non c’era assolutamente nulla di strano quella sera che mi potesse far sentire in quel modo. Non riuscivo a dormire. Stavo nel letto con la coperta che mi copriva tutta, tranne gli occhi.
Aperti. Luce spenta.
Guardo l’unico muro della stanza in cui si vede la luce dei lampioni e mi spavento. C’è sempre una nuova figura inquietante lì ad aspettarmi. Un uomo con un cappello, un grande corvo, delle mani con delle lunghe unghie.
Quando c’eri tu non mi accorgevo mai di tutto questo.
Non posso fingere di non notarli, e allora rimango con lo guardo su quelle ombre.
Poi di colpo mi giro, verso il tuo lato.
Non è mai stato veramente il tuo lato.
Ogni volta che ci capitava di dormire insieme in letti che non fossero i nostri, casualmente ci invertivamo i posti e ci andava bene così.
Verso la tua parte di quel letto, distendo sempre un braccio come se cercassi il conforto di qualcuno, ma poi sento il vuoto, e allora mi rannicchio di nuovo e la coperta torna a coprirmi.
Questa volta del tutto.
Non ho nemmeno il coraggio di mettere la testa su quello che ipoteticamente potrebbe essere il tuo cuscino.
Fa tanto freddo, forse dovrei prendere un’altra coperta ancora.
Dopo quella rossa bisogna aggiungere quella blu.
Sono le coperte che avevo paura di bruciare con la cenere delle sigarette, ma ora non mi importa più.
Finalmente posso fare quello che mi pare, accendere il ventilatore senza dare fastidio a nessuno, usare tutti i cuscini che voglio e fare rumore con i piedi, quando non riesco a dormire.
Questi pensieri mi fanno innervosire, non mi riconosco più, sono diventata egoista? Cosa mi sta succedendo? Non ho mai avuto seriamente bisogno di fare queste cose. Mi rigiro perché preferisco affrontare quelle ombre che poi non fanno tanto paura. Solo adesso mi rendo conto di quanto io sia piccola per questa coperta, di quanto poco spazio occupi.
Capisco ora che questo letto non è altro che l’unione di due letti singoli, che non riescono più a stare vicini.
Cool Bucks
di Matteo Verrocchi
Sigaretten guarda 👀
Separarle non posso separarle, me lo ha detto il signore di Piombino che me le ha vendute. Dice che si arrabbierebbero, che son sorelle. Stanno insieme da duecento anni dice, forse più, fossi in te non le farei arrabbiare. È estremamente serio. È un incantesimo. Le avvolge piano nella carta di giornale. Sono il mio regalo di compleanno. 25 anni.
Metterle sotto vetro non se ne parla, lo dice anche la mamma. Non potrebbero respirare e non vorrei si agitassero. La claustrofobia di una teca le farebbe sentire come in una bara. Costruisco per loro una casa di cartone ondulato, lo taglio col coltello. Il fratello di Tommy dice che quando ha dormito in camera mia ha avuto paura dei loro occhi. Le appendo al muro nella loro casa di cartone, ai piedi del letto. Anche alla mamma di Rocco fanno paura. A noi no.
A legarle strette meglio fare attenzione. Non vorrei faticassero a liberarsi quando si svegliano di notte. Uso un filo da cucito nero le le stringo appena. Lo lascio allentato così che possano uscire e entrare a loro piacimento.
Tutti i giorni le saluto, bambine le chiamo. La magia non è mai né tutta buona né tutta cattiva. La magia è umana, per questo ha bisogno di cura.
di Rebecca Valente
Belato selvaggio (ep.3) di Pietro Macciotta
EXTRA!!!!
Invece della morale finale, sull’apprezzare le cose umane, su riconoscere che umanizziamo tutto, che forse è brutto, e forse è anche bello. Che forse che sia brutto e bello è una cosa umana. Che siamo strani, vogliamo partire e rimanere.
Invece che ragionare su tutto questo a noi ci piacciono le cose stupidine, che di solito sono qui, tra gli extra.
Le cose stupidine sono comunque molto umane.
Ma cominciamo…
7 modi per cercare gli alieni
Libro meraviglioso - Gli ultrauomini
Gli alieni secondo Darwin
UFO a Milano
Il generale Pappalardo è protetto dal cielo
Il sito del Divino Otelma
Pippo Franco è un alieno. È un film. Metto i link per comprarlo subito, che così bisogna fare. Se siete privi di coraggio cercherete un trailer. (se lo trovate premete play solo se coraggiosi e se non temete parole proibite)
Due frasi stupide e intelligenti da ignorare e sulle quali riflettere:
1) L’area 51 degli alieni è il resto della terra
2)Gli alieni amano l’America
Speriamo di rivederci presto.
Si, ci vediamo presto.
Tra un mesetto!
Ciao!
Anzi,
🖖
anzi,